E' in tournée nei teatri d'Italia “La Badante”, spettacolo scritto e diretto da Cesare Lievi e vincitore del premio Ubu 2008. Protagonista della pièce è Ludovica Modugno, attrice che vanta una brillante carriera teatrale e cinematografica. Indimenticabile Giulietta nel celebre film di Zeffirelli, “Romeo e Giulietta”, questa raffinata artista ha lavorato anche con Strehler, Peucher, Risi, Ponzi e si occupa, da decenni, di doppiaggio.
Ludovica, con “La Badante” si rinnova l’intesa tra lei e Lievi: come si trova a lavorare con lui?
Tra noi c’è molto feeling. Cesare non è soltanto regista ma è anche drammaturgo e poeta. Questo è un aspetto fondamentale per la riuscita di uno spettacolo teatrale. Ha una sensibilità invidiabile. Lavorerei sempre con lui. Tutto è cominciato con “L’una e l’altra” nel 2007. Ricordo che a farci incontrare fu Angelo Pastore, suo collaboratore. Tra noi è scattata subito la scintilla. E ora siamo al secondo spettacolo insieme.
In quest’ultimo lavoro lei si misura con un personaggio particolare: ce lo può descrivere?
Io interpreto la badata, un’anziana signora, molto ricca, autoritaria, dura e burbera. Ha continuamente vuoti di memoria, perde oggetti per poi accusare la ragazza ucraina che l’assiste di essere una ladra ma anche di procurarle del male. E’ volgare, offensiva, arriva al punto di volerla licenziare.
Poi il rapporto tra le due cambia…
Si, decisamente. L’anziana si accorge che il male non proviene dalla badante ma dalla sua famiglia e dal passato. La ragazza, in realtà, riesce a farsi amare dalla signora grazie alla sua umanità e ricchezza morale. Giuseppina Turra, l’attrice che interpreta la badante, è bravissima nel suo delicato ruolo.
Chi sono gli altri personaggi della storia?
Ci sono i due figli dell’anziana, interpretati da Emanuele Carucci Viterbi e Leonardo De Colle. L’uno artista, che ama viaggiare e fare la bella vita, l’altro manager avido, materialista e sposato con una donna, Paola Di Meglio, che vede nella suocera solo un peso.
Quali sono i temi affrontati ne “La Badante”?
In questo divertente giallo si parla di multiculturalità, di immigrazione, di solitudine e di intolleranza. Temi forti e molto attuali. Il rapporto con lo straniero, con persone di altre culture è spesso difficile da vivere, soprattutto per gli anziani. Ci sono molti pregiudizi. Questo spettacolo intende far capire che il confronto con l’altro può essere fonte di grande ricchezza personale.
Come vede la situazione in Italia dal punto di vista della tolleranza?
Io sono molto ottimista a proposito. Noi italiani abbiamo ancora tanta strada da fare nell’accettare serenamente gli stranieri, nel favorire la loro integrazione. Città come Parigi e New York, ad esempio, hanno cominiciato ad affrontare la questione immigrati e ad aprirsi ad altre culture e religioni già da 30 anni. Credo molto nei nostri giovani, nelle nuove generazioni, più aperte e disponibili a conoscere e a rapportarsi con altre realtà.
Lei è un’attrice che ama misurarsi con cinema, teatro, doppiaggio e radio: cos’altro sogna di fare?
Per il momento teatro. Assolutamente. Non potrei vivere senza. Amo molto anche il doppiaggio ma in futuro vorrei poter lavorare in film diretti da Moretti, Garrone o Sorrentino. Nella mia carriera ho interpretato ruoli comici, divertenti. Ora vorrei misurarmi con personaggi drammatici.
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